Una lunga storia di relazioni, intrecci, corrispondenze, e di infinite sfaccettature nelle interazioni tra l’elemento musicale e le arti visive. A questo tema è dedicata, a Rovigo, l’esposizione “Vedere la musica. L’arte dal Simbolismo alle avanguardie” che presenta i molteplici rapporti tra queste due sfere espressive nell’età contemporanea, dalla stagione simbolista fino agli anni Trenta del Novecento.

Il curatore Paolo Bolpagni ricorda come alla fine del XIX secolo, si sia assistito all’affermarsi in tutta Europa di un filone artistico ispirato alle opere e alle teorie estetiche, spesso condite da implicazioni esoteriche, di Richard Wagner. A partire dal primo decennio del Novecento, la riscoperta del 6-700 di Johann Sebastian Bach sostituì il modello wagneriano. Il cammino verso l’astrattismo trovò riscontro nell’aspirazione della pittura a raggiungere l’immaterialità delle fughe di Bach, alluse nei titoli delle opere di Vasilij Kandinskij, Paul Klee, František Kupka, Félix Del Marle, Augusto Giacometti e altri.

Alois Kolb, Ritratto di Beethoven / Questo bacio al mondo intero, 1909 circa,

Qualche anno prima, un momento fondamentale fu rappresentato dalla mostra del 1902 dedicata a Ludwig van Beethoven, che aveva come fulcro il famoso Fregio di Gustav Klimt ispirato all’Inno alla gioia della Nona sinfonia. Poco dopo sarebbero arrivate le avanguardie. Nel Cubismo emerse l’orientamento dei pittori a prediligere come soggetti gli strumenti musicali. Nel Futurismo ebbe una grande importanza la componente sonora: Luigi Russolo, oltre che artista visivo, fu compositore e inventò gli “intonarumori”.

Con Vasilij Kandinskij e con Paul Klee la musica diventò centrale. Negli anni del Bauhaus, entrambi sperimentarono la traduzione grafica di ritmi e melodie in linee, punti e cerchi. Anche nel Neoplasticismo la musica era presente, in opere di Piet Mondrian e Theo van Doesburg.


Felice Casorati, Beethoven, 1928, Rovereto, MART, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto © Felice Casorati, by SIAE 2021

La stagione delle avanguardie storiche si chiuse con il Dadaismo e il Surrealismo, dove la componente sonora si manifestò in vari modi: con Kurt Schwitters nella Ursonate, con Francis Picabia nel celebre La musica è come la pittura, mentre Salvador Dalí offerse esempio di riferimento al pianoforte in funzione di un automatismo psichico esercitato in assenza del controllo della ragione, per svelare l’autentico funzionamento del pensiero.

In contemporanea con questa mostra allestita a Palazzo Roverella, nel dirimpettaio Palazzo Roncale il pubblico può ammirare l’esposizione “Quando Glgli, la Callas e Pavarotti…. I Teatri Storici del Polesine” (vedi approfondimento DeArtes qui).

M.C.S.
Fonte: Studio Esseci, 20 aprile 2021
Immagine di apertura:
Vasilij Kandinskij, La grande porta (Nella capitale Kiev), 1928, Colonia, Theaterwissenschaftliche Sammlung der Universität

VEDERE LA MUSICA. L’arte dal Simbolismo alle avanguardie
(1 aprile) nuove date 26 aprile – 4 luglio 2021 (le date sono subordinate alle normative anti-covid)

Palazzo Roverella
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